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Da Romance Magazine - Dicembre 2013

La mia intervista alla scrittrice Irene Cao

L’erotismo Made in Italy

Italiana, trentenne, con una laurea alla Ca’ Foscari e un dottorato di ricerca in Scienze dell’antichità. È la protagonista della calda estate 2013. I suoi romanzi sono la risposta italiana di successo alle 50 sfumature.

A cura di Irene Pecikar

Benvenuta, Irene. Vado subito al punto. La tua trilogia erotica è in vetta alle classifiche ed è stata paragonata anche troppo spesso alle famose Sfumature (ma tu scrivi decisamente bene). Cosa si prova a essere al centro dell’attenzione come autrice di romanzi erotici?
Immensa soddisfazione. Ma non mi riferisco tanto al lato erotico della faccenda, quanto alla realizzazione del sogno di una vita: pubblicare qualcosa di scritto (per dirla alla Pasolini).

Una curiosità: ma tu le hai lette le 50 sfumature?
Ho letto la trilogia di E.L. James l’anno scorso, in settembre, quando già aveva riscosso un bel successo di vendite. L’ho letta per dovere di informazione e per differenziarmi. Sebbene non mi esalti troppo il suo stile di scrittura, a E.L. James va riconosciuto il grande merito di aver sdoganato un genere (che peraltro da sempre esiste) e averlo reso accessibile a larghe fette di lettori. Insomma, dopo Cinquanta Sfumature, la letteratura erotica è entrata definitivamente nel mainstream.

Da dove nasce l’idea di questa storia, poi divenuta trilogia?
L’idea nasce da un mio romanzo d’esordio, scritto tra il 2008 e il 2011: una storia d’amore e di guarigione, con protagonista una giovane entomologa.

Elena e Leonardo. Arte e cucina. Ingenuità e lussuria. A chi ti sei ispirata per i tuoi personaggi e c’è qualcosa di autobiografico?
Di autobiografico c’è solo qualche spunto. Come, credo, ogni scrittore, vado a pescare gli spunti e le ispirazioni dalla vita reale e poi ci costruisco sopra una trama. Ma Elena non sono io, anche se vado matta per gli AfterEight e i tronchetti alla liquirizia… Per delineare il personaggio di Leonardo mi sono ispirata al cuoco siciliano Filippo La Mantia, ma anche a due attori: Javier Bardem e Marco Bocci. Quando descrivevo Filippo, avevo in mente l’attore Giorgio Pasotti. Gaia assomiglia un po’ a una mia amica, mentre per il suo fidanzato (poi marito) Samuel Belotti mi sono ispirata a un noto ciclista che conobbi durante un viaggio.

Venezia, città che fa da sfondo alla trama insieme a Roma, si presta bene al racconto erotico, con i suoi chiaro scuri. Ho letto che tu hai studiato proprio a Venezia… è stata la città a ispirarti in qualche modo?
Ho ambientato il primo volume a Venezia perché sapevo di andare a colpo sicuro. È una città che conosco bene: ho studiato, abitato, lavorato in questa magnifica città e in Io ti guardo emerge proprio la mia Venezia, con alcuni scorci forse meno turistici ma di grande impatto sensoriale. È la città stessa a farsi personaggio oltreché ambientazione, ma lo stesso si può dire per Roma e Stromboli, luoghi a me molto cari.

Sono molti i libri che mescolano sesso e cibo. Cosa hanno in comune, a tuo parere? E per quale ragione Leonardo è proprio un cuoco?
È un binomio che funziona perché forse sesso e cibo rispondono alla stessa necessità: l’appagamento del desiderio profondo. Leonardo è un cuoco perché non me lo immaginerei in nessun altro modo. All’inizio ho provato a dargli un’altra veste (scrittore, ballerino, attore), ma poi ho capito che solo il personaggio del cuoco poteva darmi modo di far compiere un viaggio a Elena nel mondo dei sensi e dell’istinto.

Qualcuno ha definito i tuoi libri pornografia e il parroco di Gorizia ha perfino chiesto di cancellare la tua presentazione all’interno di una sagra cittadina. Trovi che in Italia siamo davvero tanto bigotti o è solo una cerchia ristretta a esserlo?
Spesso quelli che si professano puritani sono i primi a peccare. Ma condivido la posizione di don Ruggero Di Piazza: fossi stata al suo posto, nel suo difficile ruolo di sacerdote dinnanzi a una comunità di fedeli, probabilmente avrei fatto lo stesso. Mi spiace solo che non vi sia stata un’ulteriore possibilità di dialogo e che sia stato completamente travisato il messaggio profondo della trilogia.

Alcuni sondaggi hanno dimostrato che sono le donne le lettrici forti del bel Paese. E alle donne le storie romantiche, passionali e piccanti sembrano piacere molto. Per quale ragione?
Forse perché le donne vanno a cercare nei romanzi quanto vorrebbero avere dalla vita.

E Filippo? Non è mica da sottovalutare… Noi donne siamo sempre attratte dal cattivo ragazzo?
Filippo è un personaggio che ho difeso a spada tratta fino alla fine. Mi sono arrabbiata con Elena, incapace di amare un uomo che sapeva ascoltarla. Il problema è che Filippo sta sempre dalla sua parte e sa ascoltarla così tanto da non destare più alcuna sorpresa in lei. Ma non è detto che la scelta di Elena sia la più giusta. Ora come ora, pensandoci bene, non so se anch’io avrei fatto altrettanto…

Sei d’accordo con chi asserisce che romanzi come i tuoi offrono alle donne spunti per uscire dalla grigia routine? Cosa ne pensi?
Sono felice se, attraverso la lettura, una donna riesce a concedersi del tempo per evadere, rilassarsi, divertirsi e sognare. Ma non credo di avere questo merito. Di sicuro, però, quando una lettrice mi scrive per dirmi di essersi emozionata, identificata, ispirata attraverso la storia, per me è una grande vittoria.

In quale momento della giornata preferisci scrivere? E hai qualche oggetto portafortuna o fai qualche rito prima di scrivere?
Non c’è un momento che prediligo. La trilogia l’ho scritta di giorno e di notte, senza soluzione di continuità. Prima di scrivere prego. Per avere ispirazione, forza e coraggio. Ho un oggetto, sì, che porto sempre con me: una moneta con incisa una Madonna.

Uno scrittore è prima di tutto un lettore. E tu che tipo di lettrice sei? Cosa c’è ora sul tuo comodino?
Le Lettere morali a Lucilio di Lucio Anneo Seneca. Sono sul mio comodino dal liceo, ne leggo qualche frase a caso prima di addormentarmi.

Nel salutarti e ringraziarti per essere stata nostra ospite, ti chiedo ancora: Che tipo di lettura regalerai prossimamente ai tuoi lettori? Progetti?
Sicuramente scriverò ancora, ma non per forza un romanzo erotico. In queste settimane sta prendendo sempre più corpo l’idea di scrivere una storia d’amore ambientata sul “confine”, in Friuli, la mia terra, da sempre regione di confine. E il confine allora potrebbe essere non solo geografico, ma anche metafisico. Tuttavia, è solo un’idea, non so ancora come la svilupperò.
Grazie di cuore a voi.
I.C.


Irene Cao è nata a Pordenone nel 1979. Dopo la laurea in Lettere Classiche, ha svolto attività di ricerca presso il Dipartimento di Scienze dell’Antichità e del Vicino Oriente dell’Università di Venezia, dove ha conseguito il dottorato in Archeologia e Storia dei Paesi del Mediterraneo. Ha insegnato materie umanistiche presso il liceo classico statale di Mestre. Ha scritto come freelance su alcune testate nazionali. Ha avuto alcuni incarichi in veste di creativa nell'ambito della pubblicità integrata rivolta a marchi aziendali. Attualmente vive in un piccolo paese del Friuli. 

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Da tuttosuilibri.com (luglio 2014)

Intervista alla scrittrice Simona Liubicich all'uscita del suo romanzo "Intrigo e Passione" - Harlequin Mondadori

SINOSSI: È trascorso più di un anno da quando la sensuale Rosario Delgado ha abbandonato Rafat, l'uomo a cui ha donato il proprio corpo e il proprio cuore, senza riuscire a dimenticarlo. Adesso, impegnata in un'operazione di spionaggio, non sa che le loro strade sono destinate a incrociarsi nuovamente. Fatta prigioniera dopo essere stata tradita dal suo compagno di missione, viene venduta a un mercante di schiavi e deportata ad Algeri. Qui un uomo misterioso la acquista e la conduce al palazzo del suo padrone. Credendo ormai di essere costretta a una vita da prigioniera sessuale, chiusa in un harem come una concubina, una sconcertata Rosario riconosce nel ricco possidente proprio lui, Rafat Al Suh, e la passione tra loro riesplode selvaggia.
Ma lei ha una vendetta da compiere e un oggetto misterioso e pericoloso da recuperare. Oscuri complotti trameranno alle loro spalle, segreti inconfessabili e una missione che si rivelerà mortalmente pericolosa, per le loro vite ma soprattutto per il loro amore. Sapranno questa volta, Rosario e Rafat, combattere per una seconda possibilità o rischieranno di separarsi nuovamente?

Intervista a cura di Irene Pecikar

Ben ritrovata, Simona! È sempre una grande piacere averti con noi!
Ciao Irene e grazie per avermi ospitata nel tuo blog!

È in uscita domani 31 luglio in tutte le edicole, “Intrigo e Passione”, il terzo romanzo che chiude la tua prima trilogia storica erotica per Harlequin Mondadori. Ce ne parli un po’? E ci racconti, ora che è conclusa, quali sono stati i personaggi che più hai amato e perché?
La trilogia è conclusa e un poco mi dispiace, mi ero affezionata ai miei personaggi come se li conoscessi nella realtà. Mi chiedi quali siano stati i miei preferiti: domanda difficile ma posso rispondere. Pur avendoli amati tutti, i miei prediletti rimarranno Simone Aldobrandini e Lucilla Altieri. Per me Simone è il maschio perfetto, anche se qualcuno lo ha definito in modo totalmente contrario. Ribelle, cattivo e a tratti perverso, sa però amare in modo passionale e proteggere la propria donna a costo della vita stessa. È dannatamente bello e sa di esserlo, esercita un potere forte sulle donne ma Costanza saprà domarlo e renderlo suo per sempre. Lucilla è una donna a metà: educata a essere un’arma spietata, è convinta che l’amore non farà mai parte della sua vita. È fredda, calcolatrice e subdola, come da addestramento, ma non riuscirà a uccidere un uomo che le entrerà nel cuore e le farà capire che esiste qualcosa di meraviglioso oltre essere una spia dall’anima di pietra che Lucilla scoprirà, meravigliata, di non possedere. E l’amore trionferà, come sempre.


Quali sono le caratteristiche delle tue eroine? Che, per inciso, io apprezzo moltissimo.
Le mie donne escono sempre un poco fuori dagli schemi storici, sono un po’ al di sopra delle righe, nel senso che non si comportano esattamente come avrebbe fatto una nobildonna nella prima metà dell’800. Sono testarde, tengono testa agli uomini e nel caso dei due ultimi libri, svolgono un lavoro prettamente maschile, sono spie. Detto questo, credo in tutta sincerità che non tutte le signore del periodo Regency fossero delle relegate in casa, dedite solamente a sfornare figli e ricamare pizzi e merletti. Sono certa che qualcuna fosse più forte come d’altronde è sempre successo nella storia dell’emancipazione femminile, sino ai giorni nostri. Costanza, Lucilla e Rosario sono le mie “donne d’azione”.


E per quanto riguarda i personaggi maschili: maschio alpha sì o no?
Alpha sì, alpha no: per me è no e l’ho sempre ribadito.  Trovo quasi irritante leggere di maschi ultra perfetti che non sbagliano un colpo. Poiché non ne ho mai incontrato uno nella vita reale, ritengo che si possa sognare anche con un maschio che umanamente commette degli errori ma ritrova la retta via, assicurando il lieto fine alla storia.
           
Raccontaci di Rafat e Rosario, i coprotagonisti di “Intrigo e Passione”… 
La storia di Rafat e Rosario in effetti, è nata per caso. Tutto doveva concludersi con Guglielmo e Lucilla ma, quando Rosario è salita a bordo della Kamila, qualcosa in me è cambiato. Era come se mi trovassi lì insieme a loro, vedevo lo sguardo di Rafat su di lei, li immaginavo a letto insieme e così ho costruito quel cameo di storia che poi è diventato il libro che domani sarà in edizione. Sono due personaggi molto simili: entrambi feriti, innamorati l’uno dell’altra ma cocciuti e orgogliosi. L’avventura pericolosa nella quale saranno coinvolti li porterà a prendere decisioni gravose ma non voglio fare spoiler. Sappiate che il finale rosa è assicurato! J

Un’autrice sempre attiva come te ha già di certo dei interessanti progetti futuri. Ci sveli qualcosa?
Progetti futuri? Un vittoriano ambientato a Londra in revisione finale che non farà parte di nessuna saga e un altro in fase di elaborazione, ma su questo c’è ancora tempo!


Perché scrivi erotico e non un altro genere?
Se devo dirti la verità, ho sempre amato gli erotici, mi piacciono le trame dove la sessualità viene espressa in modo esplicito, ma…c’è un ma: mi è stato detto che le mie scene di sesso sono spesso corte e poco coinvolgenti. Niente di più vero! Non nascondo che i romanzi pseudo-porno che girano nell’editoria mi fanno orrore. Va bene descrivere l’atto senza veli, cosa che mi sembra di fare senza problemi, ma dedicare sei, sette pagine a un rapporto carnale lo trovo esagerato, specialmente quando in un libro in ogni capitolo ti ritrovi una scena di sesso che io finisco per saltare a causa della noia. Non contiamo poi la miriade di dettagli su posizioni, misure e vocabolario pesante che non gradisco, specialmente nei contemporanei. Io dedico cinque, massimo sei scene in trecento pagine e mi sembrano sufficienti a dare pepe alla storia. Quindi, sì all’erotismo, ma con classe perché ripeto, non amo la volgarità. De gustibus…

Grazie per la chiacchierata, Simona, corro subito a leggere il libro, finalmente! E anche voi, Lettrici, non perdetevelo! Ehi avete visto che copertina intrigante? ;)



Da Romance Magazine 11

Intervista alla scrittrice ADELE VIERI CASTELLANO

Adele Vieri Castellano ha due punti ben saldi nella sua vita: la lettura e la scrittura. Vive a Milano e si occupa di traduzioni, editing di libri, articoli e romanzi. È una donna solare, sempre di buon umore. Datele una penna e vi farà sognare trasportandovi in epoche e luoghi lontani.

A cura di Irene Pecikar


D: Benvenuta, Adele, e grazie per la disponibilità. Traduttrice, editor, ti occupi della famiglia, dei tuoi gatti, scrivi romanzi storici. Come si svolge la tua giornata tipo?
R: La mattina sveglia presto, un rigenerante tè verde, un momento di ginnastica e poi scrivere, scrivere, scrivere.  A volte fino alle due di notte, come in questo momento… sono le 02:05.

D: Dopo l’esordio di successo con Roma 40 D. C. Destino d’amore  è la volta del secondo volume della trilogia Roma 42 d. C. Cuore Nemico. Cosa ti ha spinta a scrivere una storia d’amore ambientata in un’epoca così remota e scegliendo quel particolare periodo?
R: Un libro come quello che volevo leggere io nessuno lo aveva ancora scritto. Almeno non in Italia e nell’epoca in cui spesso mi ritrovavo a fantasticare di eroi affascinanti. I libri sull’antica Roma sono storie di battaglie scritte da uomini, per uomini. Li ho letto quasi tutti, alcuni autori sono molto bravi, altri noiosi, altri storicamente poco credibili (soprattutto quelli anglosassoni o americani). Il mio era un bisogno personale: volevo “evadere” da storie d’amore di conti, duchi e marchesi, da marsine, nastri e cappellini, da avventure sempre uguali e spesso, per l’epoca, poco probabili. Il libro all’inizio l’ho scritto solo per “uso personale” e per una cerchia ristretta di amiche. Anche perché alcuni editori mi avevano sconsigliato l’epoca romana per un romance.

D: Qual è il tuo personaggio a cui sei più legata e perché?
R: Ovviamente Marco Quinto Rufo. Lui è nato per primo, lui è protagonista indiscusso della storia. Questo militare romano tutto d’un pezzo corrisponde all’idea che mi sono fatta leggendo le imprese dei più grandi condottieri romani (Scipione l’Africano, Pompeo, Antonio, Cesare ovviamente e Germanico, il padre di Caligola, legato che morì a soli ventinove anni per una caduta da cavallo dopo aver riconquistato la Germania). Come non restare affascinata dalle loro imprese? Rufo è la sintesi di molti di loro con un tocco di modernità, dovuta all’esigenza di dover costruire una storia d’amore credibile e fruibile nell’ambito dello stile tipico del romance.

D: Nei tuoi libri la ricostruzione storica è molto meticolosa. Come svolgi il tuo lavoro e quanto tempo impieghi per scrivere un romanzo?
R: Dipende molto dalle ricerche che devo svolgere. Essendo appassionata di storia antica possiedo quella che io chiamo “un’infarinatura” ma per poter scrivere una scena credibile, non è mai sufficiente. Per dare al lettore la sensazione di “esserci” devi possedere a fondo la “materia”, la creta che ti servirà a modellare la storia. Per scrivere la scena in cui Rufo e Aquilato lottano nell’arena, in “Destino d’Amore”, a parte i particolari storici per collocare con precisione il dove e il come, ho guardato molti filmati di lotta libera e Valetudo brasiliana.
Nel secondo libro ci sarà una scena nel Circo Massimo. Ho impiegato tre giorni interi per studiare a fondo il Circo, com’era costruito e come avrebbero potuto muoversi i miei personaggi in quel contesto. A volte per rendere fruibile allo spettatore una pagina occorrono ore. Leggere è come vedere un film e lo scrittore ha il dovere di mostrare tutto ciò che racconta.

D: Prima Marco Quinto Rufo, potente legionario romano devoto all’Impero, ora il Batavo Quinto Decio Aquilato. Come nascono i tuoi personaggi maschili e a cosa ti ispiri per delinearli?
R: Al tipico maschio Alfa, quello che piace tanto a noi donne. Leggere qualche trattato di psicologia, etologia e antropologia è molto utile anche per creare indimenticabili protagonisti maschili per i romance, credimi.

D: La storia d’amore di Marco e Livia ha fatto sognare moltissime lettrici. In questo secondo romanzo non sarà da meno. Ci riveli qualche curiosità su questa nuova coppia?
R: Impossibile, bisogna comprare il libro. Posso solo dire che non sarà affatto come tutte si aspettano…

D: Hai affermato che uno scrittore deve essere un illusionista, far sognare ma nello stesso tempo rendere credibile quell’illusione. Qual è la tua formula magica?
R: Semplice: saper scrivere non è solo un dono, che può essere un buon punto di partenza: è esercizio, dedizione, studio e tanta lettura. Leggere è essenziale se si vuol scrivere. Ma non dimentichiamo la tecnica. Troppi scrittori mettono le parole sulla carta, pochi sanno come dargli vita affinché non restino appiccicate alla pagina ma diventino storia, vera e credibile.

D: Ti ringrazio molto e ti pongo un’ultima domanda. A parte il terzo romanzo della trilogia, di cui le lettrici sono in attesa, hai altre novità da regalarci?
R: I progetti e i libri pronti sono parecchi. Un contemporaneo, tre storici. Il materiale non manca, ma non metto alcuna ipoteca sul futuro, dipende dalle lettrici e da quanto gradiranno i miei libri. Intanto colgo l’occasione per stringerle tutte in un affettuoso abbraccio e ringraziarle per avere amato Rufo. E grazie anche a Romance Magazine che mi ha dato voce. Un caro saluto a tutte voi e buon lavoro.

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Da Romance Magazine 8

Romance? Sì, no, vorrei, ma…

A cura di Irene Pecikar

Chi è la lettrice tipo dei romanzi romance, quelli da edicola in primis, ma anche quelli che con sfumature diverse occupano gli scaffali delle librerie e svettano in classifica?
Sono andata a chiederlo direttamente a loro.

Si è fin troppo declassato il romance a scrittura di serie B. Eppure le statistiche di vendita dimostrano che, incurante della crisi economica, questo genere rimane il più venduto. Qualcuno asserisce che evidentemente le donne, sono loro le maggiori acquirenti di romance, ma non solo, debbano essere educate alla lettura. Ma sarà vero?
Ho speso qualche giornata a osservare le edicole della mia città, cercando di individuare chi siano queste misteriose amanti del romance. Mi sono prodigata a chiederlo anche on line. Calatami nella veste di segugio, ho individuato alcune lettrici anche in luoghi per me insoliti: medico, parrucchiere e autobus.
Ho intervistato per voi qualcuna, certa che, almeno in parte, vi riconoscere nelle loro risposte.
A ognuna di loro ho chiesto da quando leggono romance, cosa rispondono a chi addita il genere come scadente, perché lo leggono e, soprattutto, se si sentono casalinghe frustrate che devono essere imbeccate ed educata alla lettura.
La prima che ho incontrato è Cristina, casalinga di 37 anni, due figli. È una donna molto attiva, con un diploma di ragioneria, che ha scelto di rimanere a casa per seguire la crescita dei figli. Rappresentante di classe e d’istituto, legge da quando era bambina. Mi rivela di avere la casa piena di libri, alcuni ancora da leggere; si definisce una lettrice compulsiva. E non è l’unica…
“Sono sempre stata contro tendenza. A undici anni mi divertivo a leggere I promessi sposi, romance per eccellenza, destando curiosità e stupore. E ora, tra mie innumerevoli letture, c’è ancora spazio per il romance. Sia quello storico, da edicola, che l’urban fantasy, insomma, non mi faccio mancare nulla e ne vado fiera! Frustrata io? – Sonora risata. – No, per niente! Piuttosto sono indignata con chi vorrebbe impormi delle letture più altolocate, come se fossi una demente senza spina dorsale. Cosa leggo, se permettete, lo decido io! E se scelgo il romance, che alterno ad altri generi, è perché mi fa rilassare, mi emoziona, ma conosco bene i confini tra finzione e realtà e torno sempre alla concretezza del mio matrimonio, da favola. Voglio aggiungere ancora una cosa: negli ultimi anni il livello dei romanzi che si trovano in edicola si è molto elevato. Non c’è davvero differenza con gli altri generi, forse decenni fa alcuni testi, soprattutto stranieri, erano banali, ripetitivi e non troppo curati, ma non ora che sono contraddistinti da originalità e da uno stile sempre avvincente”.
In un salotto virtuale incontro Patrizia, 37 anni, ha studiato storia dell'arte ed è una giornalista free lance; ha un fidanzato che spera di sposare presto, molte passioni che vanno dalla moda, all'architettura, al cinema...
“Le mie prime letture romance risalgono al periodo del ginnasio; negli anni sono stata un po’ discontinua, anche perché mi piacciono libri di ogni tipo, ma ultimamente frequento molto di più il genere. Perchè? Del romance amo le atmosfere coinvolgenti, il giusto cocktail di sogno e relax, l'approfondimento dei personaggi e delle situazioni a partire dal sentimento e dal rapporto di coppia. A chi ritiene i romance una lettura scadente dico che prima di tutto si legge per il piacere di farlo, per le emozioni che un romanzo, quale che sia il genere, ti trasmette; e poi che tutti i libri possono essere scritti bene o scritti male... l'importante è saperli distinguere. E a volte mi piace sentirmi casalinga... ma non frustrata”.
Poi è la volta di Francesca che dopo una laurea in Lingue e Letterature Straniere, seguita da un corso di specializzazione in Customer Services, si è trasferita vicino Roma. Ha 37 anni e lavora in un Hotel e Polo Congressi.
“Mi piace leggere”, mi racconta, “ascoltare buona musica, correre quando il tempo me lo permette e... sono una shopper compulsiva di trucchi… Leggo Romance da due anni, da quando un giorno ho acquistato un libro di Kathleen E. Woodiwiss. Da allora non ho più smesso. Leggo anche romance in lingua inglese, e per questo spesso mi arrabbio per delle traduzioni approssimative...
Per me leggere Romance vuol dire prima di tutto Evasione. Per intenderci, non è necessariamente evasione da una realtà triste e solitaria come impone il luogo comune, mi piace semplicemente l'idea che ci sia una storia d'amore e che finisca bene. Mi piace pensare che dopo una lunga giornata di lavoro, scuola e commissioni, dopo avere messo a letto i bimbi, il libro sia lì ad aspettarmi.
Il genere Romance non è per niente una lettura scadente, è semplicemente bistrattato perché parla di sentimenti, e molti ne hanno paura, quasi fosse una forma di debolezza. Ci sono Romance scritti in maniera impeccabile, che a causa di questa discriminazione non possono uscire dalla nicchia cui sono destinati. Per ultimo, non mi sento una casalinga disperata. Ma una donna moderna, con i problemi di ogni donna divisa tra casa e lavoro; mi informo, leggo (anche in lingua inglese) e mi emoziono senza vergognarmene”.
 
In un altro gruppo di lettrici incontro Morena, 43 anni, sposata con due figlie già grandi di 23 e i 17 anni, vive in un paesino della provincia di Bologna. Per evadere dalla routine di un paese dormitorio, spiega, si dedica alla lettura. La crisi l’ha portata a dover chiudere la profumeria e da allora vive come tante precarie. Si ritiene fortunata perché non ha mai perso la voglia di mettersi in gioco. «Leggo romance, se consideriamo anche i primi libri della collana Mondadori per giovani ragazze, dall’età di 13 anni, se andiamo sugli Harmony, dai 15. Li compravo con i primi stipendi estivi. I soldi, come ora, erano pochi, ma leggere romance permette di staccare la spina; si entra in un’altra parte del mondo, sognando a occhi aperti. A volte mi vedo a fianco dei protagonisti ad assistere alla loro vicenda, tifando per loro e cercando di aiutarli. Molte volte le mie figlie mi dicono che mentre leggo faccio espressioni buffe oppure sorrido o rido da sola. Non sanno che non sono sola, che riesco a sentire i personaggi. Leggere è parte di me, riesco a farlo ovunque e comunque». Morena afferma che chi pensa al romance come lettura di serie B prima dovrebbe provare e poi giudicare. Aggiunge: «Mia sorella legge solo cose impegnative e mi tratta come una casalinga depressa. Sostiene che le letture romance sono solo per chi non vuole vivere e impegnare la mente. Ma di fatto lei è stressata, sempre di corsa, non sorride mai. Io, invece, sono felice, solare e ho mille amiche, nonostante i problemi. Ritengo che leggere romance aiuti a vedere e credere in un mondo più rosa. Poi si sa la realtà non è la stessa, ma sognare non costa nulla, per fortuna...».
Con l'intervento di un'amica, Libera, riesco a coinvolgere nella mia ricerca anche Manuela e Giovanna, frequentatrici di un forum dedicato ai libri.
Manuela ha 32 anni, è un'impiegata amministrativa presso un'azienda della sua città; ha l'hobby principalmente della lettura, ma poi ama tantissimo anche il cinema, gli animali, lo shopping, fare da babysitter ai suoi nipotini. «Leggo romance dall'adolescenza, quindi da quando avevo 16 anni, più o meno; ho iniziato quasi per caso, fino a quel momento leggevo solo classici, romanzi d'avventura e gialli; ho trovato un libro di mia madre, La figlia di Mistral di Judith Krantz, e poi mi sono appassionata al genere, e non l'ho più abbandonato: mi coinvolge nelle viscere, mi fa vivere emozioni e sentimenti profondi e bellissimi. Non mi sento nè disperata, nè frustrata; chi lo considera un sottogenere dà un giudizio assolutamente parziale e superficiale, perché forse non ha mai provato neanche a leggere le grandi autrici romance, i cui romanzi sono ricchi di sentimenti e molto profondi, oltre che scritti anche molto bene. Purtroppo spesso le copertine ingannano chi osserva da fuori, essendo a volte un po' fuori luogo, ma la sostanza è quello che conta».
Giovanna ha trent'anni, un lavoro tremendamente precario, afferma, ma anche tremendamente bello in un museo di scienze naturali, dove talvolta fa la guida "seria", ma il più delle volte veste i panni dell'attrice per raccontare ai bambini più piccoli i più bei segreti della natura. «Ho studiato da archeologa ma ho sempre avuto lo spirito della naturalista, e l'amore per la natura e per la Terra è la mia unica fede. Sono femminista e politicamente impegnata, anche se negli ultimi anni l'entusiasmo è più difficile da trovare, continuo a pensare che restare indifferenti non è una soluzione, quindi cerco sempre di essere informata e di fare il possibile per difendere i valori in cui credo. Amo leggere, cucinare, curare le mie piantine sul balcone... e sono un'attrice teatrale anche nel tempo libero. Ho cominciato a leggere i primi romance da ragazzina, credo intorno ai 12-13anni, periodo in cui mi limitavo a "rubare" i romanzetti di mia madre e di mia nonna, leggendoli per la curiosità di questi rapporti d'amore che cominciavano ad apparirmi molto interessanti. La prima svolta è stata quando per caso ho scoperto i romanzi di ambientazione storica, che mi hanno immediatamente conquistata riportandomi all'atmosfera delle favole e al fascino dei tempi passati. In quegli anni leggevo di nascosto, vergognandomene un po' senza nemmeno sapere perché, finché non mi sono trovata a leggere un libro così bello da farmi pensare che quello non era un "romanzetto" ma un Libro con la "elle" maiuscola che avrebbe avuto tutto il diritto di trovarsi negli scaffali di una libreria piuttosto che in un'edicola... con quel libro ("il fiore del deserto" di MJ Putney) ho scoperto che i libri vengono scritti da autori diversi e che hanno qualità diverse, che non sono tutti la stessa cosa e che come in ogni genere ci sono libri mediocri e libri perfetti. Così è cominciata la mia passione e la mia cultura del romance (sopratutto storico). Leggo anche libri di altri generi, naturalmente, ma amo il romance per la sua natura di letteratura d'evasione: libri che nascono per affascinare e dare emozioni e piacere ai lettori, senza l'intenzione di trasmettere messaggi, insegnamenti, denunce etc. Un romanzo rosa è piacevole da leggere e non mi "tradisce" con il finale amaro, aperto, tragico o tormentato che spesso si trova in altri generi, e nemmeno usa la narrativa come mezzo per trasmettere un messaggio: è puro piacere, puro sorriso nel perdersi nelle vite altrui, pura dolcezza nell'immaginare un tempo lontano e al tempo stesso vicino. In particolare amo i romance regency e vittoriani, in cui la vita era molto simile alla nostra, con problemi sociali che ancora conosciamo e comprendiamo bene, ma con un ottimismo e una fiducia nel progresso del genere umano che nei nostri giorni non mi sembra più possibile avere. Erano anni di grandi scoperte e di grandi innovazioni, e le persone avevano la bella certezza che le cose sarebbero andate sempre meglio. Quel tipo di sentimento è quel che più invidio alle eroine e agli eroi dei miei amati libri.
È vero il genere romance è infestato di romanzi di pessimo livello, tutti uguali e senza alcuno spessore, ma ci sono anche libri bellissimi, ricchi di idee, di atmosfera, di avventure e di carattere. Varrà di certo anche per gli altri generi, ma nel romance in particolare bisogna imparare a discernere quel che ci piace da quel che no, e una volta che ci si sa orientare tra i mille autori possibili si può trovare anche libri che non hanno proprio nulla da invidiare ai bestseller che occupano le vetrine delle librerie. Personalmente poi trovo che la traduzione in italiano sia spesso un punto dolente, per cui leggo in lingua originale per aggirare il problema dei tagli e dei "riarrangiamenti" che spesso vanno ad alterare sensibilmente le opere. Per finire, non sono una casalinga disperata (né casalinga, né disperata) e non sono una zitella frustrata, anzi, la mia vita sentimentale è sempre stata molto felice e fortunata, e a dirla tutta credo che i romanzi d'amore facciano bene alla realtà: troppo spesso ci dimentichiamo quali sono le cose importanti della vita: leggere romance aiuta a ricordarle».
È inutile commentare, credo che le lettrici di romance abbiano dimostrato di che pasta sono fatte.
Per concludere ad alcune ho chiesto ancora cosa vorrebbero leggere in una rivista dedicata al genere romance.
Tutte erano concordi: le biografie delle autrici che amano, le novità che troveranno in edicola e libreria, magari brevi estratti dei romanzi in uscita così da orientarsi per l'acquisto, infine racconti anche brevi, delle autrici italiane, magari anche esordienti e tante curiosità e interviste sulle loro scrittrici preferite.



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