giovedì 21 maggio 2015

E arriva AMORE, PARIGI E UN GELATO AL PISTACCHIO - Rizzoli YouFeel

Finalmente è uscito il mio nuovo ebook, un romance romantico e ironico che potrebbe regalarvi qualche momento di dolce evasione col sorriso sulle labbra! 





Estratto:

"Due anni prima, Parigi.Alzai gli occhi e vidi la Tour Eiffel stagliarsi nel cielo scuro. Sembrava tempestata di stelle. Una visione stupenda, se non fosse stato per la forte vertigine: è altissima!
«Io, lì su? No, no. Non ci tengo affatto!» precisai subito, intuendo l’intenzione del mio cavaliere.«Come si fa a visitare Parigi senza salire sulla Tour Eiffel?» fece lui, e prendendomi per mano mi accompagnò verso la biglietteria. «Stai tranquilla, non mi allontanerò mai, nemmeno per un attimo.»Mi lasciai trascinare incredula in questa avventura. Mi domandavo se lo stavo facendo davvero. Mi sentivo risucchiare verso l’alto, mentre lo stomaco aveva deciso di rimanere da basso. Chiusi gli occhi. Le mie mani, di loro spontanea volontà, si infilarono sotto la giacca dell’uomo favoloso che avevo accanto. Non sembrava dispiaciuto. Meglio. Gli stavo appiccicata come un koala. Visualizzai di essere altrove; funzionava sempre, per ritrovare la lucidità e riappropriarmi del controllo di ogni parte di me stessa.
Ma nonostante la distesa di sabbia bianca e il mare cristallino che avevo intorno continuavo a percepire il corpo avvinghiato al mio. Mi sentivo protetta, nonostante la situazione. Ohmiodio, ma lo stavo annusando? Emanava un aroma rassicurante. Profumava di buono: macaron al pistacchio? Oh, no, no, era gelato al pistacchio.
Arrivati in cima, le porte dell’ascensore si aprirono. Rabbrividii, non sapevo se per il venticello che c’era lassù o per il suo profumo. Lui mi stringeva forte. Spalancai gli occhi, iniziai a tremare. Lui mi strinse ancora più forte, sentivo il suo cuore battere sotto il maglione. Mi feci coraggio e guardai Parigi di notte sulla Tour Eiffel. Ero abbracciata all’uomo che detestavo fino a poco tempo fa e che ora, del tutto inaspettatamente, amavo da morire: era surreale!  «È bellissimo!» dissi senza fiato, sorprendendo perfino me stessa. «Non l’avrei mai immaginato.» Non avrei immaginato nemmeno le sue labbra di nuovo sulle mie. E questa volta era diverso, questa volta era la ciliegina sulla torta.
Partì una musica da kolossal hollywoodiano, ed ecco, ero nella scena finale. Non era una visualizzazione, però, era tutto vero! Tutto perfetto. Apparve la parola «fine».

E vissero per sempre felici e contenti, pensai, ancora stravolta da un’emozione mai provata prima."






 E se non vissero tutti felici e contenti?


Sinossi: 
L’amore è guardare un film romantico mangiando un gelato al pistacchio ricoperto di nutella con una spruzzata abbondante di panna. È questo che pensa Samantha, certa che un buon gelato possa risolvere ogni cosa e che Parigi non sia affatto la città dell’amore. Samy di storie ne ha avute, e tutte l’hanno delusa. Ma se un giorno incontrasse il ragazzo di cui era innamorata al liceo e lui iniziasse a corteggiarla? E se Lorenzo, il suo migliore amico, fosse invece certo che cedere alla sua vecchia fiamma sia l’errore più grave che Samy possa fare? Come si può capire qual è la strada giusta da percorrere per trovare il proprio lieto fine?

Tra yoga, training autogeno e i consigli di un prezioso guru milanese, una mamma invadente, una cugina insopportabile e un ritorno di fiamma, si snoda una storia d’amore e di amicizia farcita di romanticismo per un buonumore assicurato.

giovedì 7 maggio 2015

Trasferimento effettuato con successo!

Bentrovati!
Sono riuscita a non perdere i post pubblicati nel mio blog personale e, con l'aiuto della mia dolce metà, a trasferirli qui. Me felice! 
Ora potrò dilettarmi a postare alcuni articoli e interviste che ho fatto tempo fa e a scriverne di nuovi.
Per ora sono alle prese con il romanzo che uscirà a breve, brevissimo... Shhhh, è ancora top secret! Ma vedrete che presto tornerò a parlarvene. Intanto vi lascio qualche indizio.... La tour eiffel...

domenica 1 marzo 2015

RECENSIONE: "Il mio nome è Patty Boom Boom" di Silvia Mango - #YouFeel Rizzoli


Titolo: Il mio nome è Patty Boom Boom
Autore: Silvia Mango
Editore: Rizzoli - YouFeel

In questo periodo non sto leggendo molto: sono in uno di quei momenti in cui sono davvero un’incontentabile. Non so se capita anche a voi… Ma io in queste settimane ho difficoltà a trovare una lettura che mi coinvolga. Magari vedo una copertina che mi attira, il titolo mi colpisce e capita che pure la sinossi non sia niente male, così mi butto a capofitto nella lettura. Ma il colpo di fulmine dura meno della fiammata di un cerino… Spesso gli incipit sono noiosi, oppure i personaggi sono quasi senza carattere o la trama mi fa sbuffare. Insomma, quale sia il motivo, dopo poche pagine, la mia mente comincia a vagare, e non nella direzione del romanzo, ma si concentra sulla lista della spesa, sulla biancheria da stendere o su qualsiasi cosa che, a quanto pare, è più interessante di ciò che sto leggendo…
Poi succede, quando meno te lo aspetti, un po’ come l’amore, che ti imbatti in un romanzo, così per curiosità, perché è appena uscito e la cover ti piace un sacco, perché il titolo ti incuriosisce e la trama, be’, ti ha già conquistata. Inizi a leggerlo, è scritto pure da una tua collega, sei davvero curiosa… Leggi le prime pagine, continui. Niente male. Ancora un paio di pagine poi vado al supermercato… E così dopo un po’ sbirci l’orologio e ti rendi conto che è già ora di pranzo! E ti scoccia dover fare altro perché vuoi sapere cosa accadrà, DEVI sapere come si incontreranno i due protagonisti, perché sai che sono sul punto di incontrarsi, di riconoscersi, lo sai prima di loro: l’autrice te li ha fatti conoscere a sufficienza, anzi sono già un po’ tuoi amici.
Questo è quello che mi è capitato leggendo il romanzo di Silvia Mango. Patty Boom Boom è un personaggio che ho subito compreso. Un’empatia sbocciata dopo poche righe. E che dire di Andre? Un uomo davvero in gamba, con le sue cicatrici nascoste che lo rendono ancora più affascinante. Ho molto apprezzato il fatto che Andre non sia il classico maschio alfa, trito e ritrito, strausato nei romance. Non è il solito stronzo, per intenderci, eppure, anzi, ancora di più, un debole per lui è difficile non averlo.
L’autrice deve  limare un po’ la tecnica, affinare il punto di vista, così i prossimi romanzi saranno ancora migliori. I dialoghi sono  credibili, briosi. L’ambientazione pure. È uno di quei romanzi “visivi” che coinvolgono ed emozionano il lettore, regalando qualche ora di svago.
Consigliato!


Sinossi:
Quando un’auto in corsa si porta via la carriera e tutti i suoi sogni, Patricia Clinton, étoile del prestigioso corpo di ballo del New York City Ballet, si alza in piedi e ricomincia a danzare sul palcoscenico della vita, perché è questo che insegnano fin da piccole alle ballerine: rialzarsi, subito. Patty è forte, reagisce a ogni caduta, anche quando si ritrova in un mare di guai e con una condanna ai lavori sociali. Ad affiancarla nel suo percorso ci saranno il fratello e avvocato Bill, la giovane e ribelle Gia, che come tutte le adolescenti impara a crescere in un turbinio di emozioni contrastanti, e soprattutto Andre Miller, il tutor che le viene affidato. Anche con lui il destino non è stato benevolo. Affronteranno il domani insieme, rivelandosi le proprie ferite. Perché non vanno nascoste, ma valorizzate: testimoniano il passato, fanno parte del cammino di ognuno. Proprio come quei vasi orientali che, una volta rotti, vengono ricomposti con l’oro, acquistando una forza e una bellezza che prima non potevano avere. Un romanzo corale che vi emozionerà. Una storia d’amore che si intreccia al destino di altre vite in una prova da applauso.

sabato 21 febbraio 2015

La Playa di Manuel Antonio

Racconto pubblicato su Romance Magazine (Dicembre 2013)



Te quiero… – La voce che proviene dall’iPhone è calda e dolce. Sensuale. Poi la registrazione si interrompe. L’ho riascoltata mille volte. Non ho mai risposto a questo messaggio.
Mi lascio cadere sulla poltrona dello studio. Guardo lo smarthphone, ancora in mano, come se potesse dare le risposte alle domande che mi assillano.
Cerco di concentrarmi di nuovo sul lavoro. Scrivere romanzi storici richiede un certo impegno, soprattutto di preparazione. Non si può mica inventarsele le cose, mi ripeto.
Ho lasciato i due protagonisti sul più bello. Hanno appena scoperto di essere innamorati. E si sono amati, un’intera notte di passione, in un capanno in riva al fiume. Lui ora parte per una missione militare. Che disdetta, scoprirsi innamorati dopo tanti anni che si conoscono e ora doversi separare…
Nulla! Non sono davvero in grado di concentrarmi. La voce suadente di Andrés, ancora nell’orecchio, mi distrae. Riprendo il cellulare e riascolto il messaggio vocale.
Te quiero… – A dirla tutta, ora mi sembra che il tono sia quasi supplichevole. Oh, Andrés, anch’io te quiero… ma non dovrei.


Due mesi prima

– Non mi cadrai mica in depressione, vero? – mi sprona Sarah, dopo il mio ennesimo rifiuto ad accettare i suoi appuntamenti combinati.
– Ma no, che dici? È solo che non mi va di uscire…
– Sì, certo. E cosa conti di fare sabato sera?
– Be’, quello che ho sempre fatto… – Poi mi fermo a riflettere. Io e Sarah ci guardiamo. – Lavorerò – annuncio infine, alzando le spalle. – Ho anche del lavoro arretrato.
– Devi abituarti a questa nuova situazione, Elisa. Ci saranno dei fine settimana in cui Giorgia sarà con suo padre, e tu non puoi startene tappata in casa. Si è chiusa la tua relazione con Massimiliano, ma la vita continua. Hai trentasetti anni, caspita, goditi un po’ la vita!
– Non cominciare con questi discorsi…
– Ma guardati, sei una donna molto attraente. Avresti una schiera di ammiratori, se solo uscissi di casa.
– Ti ringrazio… – fingo un sorriso. – Forse non sono interessata a essere corteggiata, ci hai mai pensato? – chiedo, inacidita.
– Non dire scemenze… A tutte le donne fa piacere essere corteggiate! – ribatte lei, risoluta.
– Cosa ti piacerebbe fare? Pensa a qualcosa che hai sempre sognato – interviene Federica che fino a ora è rimasta in silenzio.
– Nulla…
– Pensaci bene. Mi hai detto che Giorgia andrà in montagna con Massimiliano per due settimane durante le vacanze di Natale. E tu che farai? Hai del tempo per te, perché non ne approfitti? Un viaggio?
– Viaggiare mi è sempre piaciuto, ci sono posti meravigliosi che visiterei molto volentieri, ma…
– Niente ma! – si intromette Sarah. – Piuttosto, dove?


Sono appena atterrata all’aeroporto Juan Santamaría di Alajuela. L’aria calda mi avvolge come un abbraccio. Il viaggio è stato lungo, ma credo ne sia valsa la pena. Vivan siempre el trabajo y la paz! leggo su un depliant. Mi guardo attorno. Qui la gente sembra felice. Mi viene in mente l’immagine di Milano, grigia e fredda. Evito di pensare al Duomo illuminato, alle luci natalizie che invadono le strade. Un punto per il Costa Rica. Sono partita di sabato mattina, ed è ancora sabato… Mi sento più giovane.
Il resort che Sarah ha scelto per le mie due settimane di vacanza dista due ore e mezza. Durante la trasferta mi addormento. Mi sveglio all’arrivo. Sono alla Playa de Manuel Antonio; il sole è già inghiottito dall’Oceano e la luna sovrasta brillante il paradiso. Sembra di essere in un poster.


Dopo essermi sistemata nel bungalow, essermi fatta una doccia e aver mandato un’email a Sarah e una a Massimiliano, esco. Al bar sulla spiaggia, spizzico qualcosa. C’è gente, musica. Guardo l’orologio. In Italia è già mattina, qui il cuore della notte. Sono un po’ stanca, ma il jet lag non mi pesa, per ora. La mia vita è sempre piuttosto irregolare, amo lavorare la notte. Sarà per questo. In quanto all’essere passata da un rigido inverno a piena estate, non mi dispiace affatto. Da quando ero bambina, ho sempre avuto un debole per il mondo latino americano. Non mi sembra vero di essere qui. Mi guardo attorno, e realizzo per un attimo di essere sola. Provo una fitta di malinconia. Non mi posso abbattere, però, sono nel paradiso terrestre… Vado verso la Playa Espadilla. Passeggiare in riva al mare mi ha sempre rilassato. Con l’Oceano sarà uguale. Non so da quanto non lo facevo. Da prima che nascesse Giorgia, probabilmente.
Altra fitta. La nostalgia di casa, di Giorgia… Avverto un rumore. Mi giro e vedo un ragazzo che mi sta guardando. Nella penombra riesco a distinguere i lineamenti e un sorriso che mi lascia senza fiato.
Hola, como estas? – mi chiede, avvicinandosi ancora e osservandomi. Il mio spagnolo è piuttosto carente, ma non è il momento di esitare.
Hola… todo bien – che altro potrei rispondergli? Certo non posso dirgli eres muy guapo… Anche se lo penso: è davvero un bel pezzo di ragazzo. Un fisico asciutto, la barba appena accennata. Però non lo conosco, ancora.
Como te llamas? – mi chiede, ormai a pochi centimetri da me. Il viso sorridente, lo sguardo che incanta.
– Elisa y tu? – rispondo sentendomi un’adolescente.
– Andrés – e mi posa un bacio sulla guancia. Per un istante resto smarrita, ma ricambio il bacio, farfugliando un piacere di conoscerti, Andrés. Eh sì, è un vero piacere.
Pura Vida, Elisa, mucho gusto – fa lui. Ho letto sul depliant che Pura Vida riassume la filosofia di vita del Costa Rica. Quanto mi piace questo posto…
Y de donde eres, de Italia? Por tu acento...
Sì, soy italiana, de Milano.
Y que haces en Costa Rica?
Estoy en vacaciones… Le mie amiche mi hanno regalato il viaggio – anche se parlo italiano, sembra che ci capiamo. Bene.
– Tu vivi qui? – gli chiedo.
Nope, soy de la capital. Esperas a alguien, Elisa? – si informa. Si sta interessando a me? Sono un po’ arrugginita, ma devo riconoscere che Sarah ha ragione: a noi donne piace farci corteggiare… Insomma, se fosse lui a corteggiarmi, mi piacerebbe.
No, estoy sola – dico. Mi fa cenno di seguirlo e si incammina lungo la spiaggia. Io non so perché ma lo seguo, come se fosse la cosa più naturale del mondo. La musica in lontananza, la rinsacca delle onde, la brezza che ci accarezza la pelle e fa parlare gli alberi. Come mi sento poetica stanotte. La luna che d’un tratto lo illumina. È proprio bello. E anche giovane. Chissà quanti anni avrà?
Mi sorride e iniziamo a parlare del più e del meno, come se lo avessimo sempre fatto.


Sono arrivata da sei giorni. Mentre faccio la doccia, penso che li ho trascorsi tutti con Andrés. È incredibile come si possa conoscere da poco una persona e sentirla così vicina, tanto da confidargli cose che difficilmente si riesce a dire ad altri. Andrés mi ha presentata ai suoi amici: sono al termine della loro vacanza qui. A parte qualche occhiata tra le ragazze, a cui chissà che commenti sono seguiti, mi pare sia andata bene. Con Andrés abbiamo scoperto di essere molto simili. Di avere passioni in comune. Ci siamo divertiti a cavalcare le onde con il surf e abbiamo fatto un giro con il kayak. Ho insistito per visitare il Parque Nacional Manuel Antonio, un’esperienza bellissima. Ci divertiamo molto insieme, perfino a guardare film romantici. Mi sembra di conoscerlo da sempre. Ieri sera ho voluto affrontare la verità, gli ho chiesto quanti anni ha. Sto bene quando sono insieme a lui, non sento alcuna differenza di età. Però ha venticinque anni, ed è un dato di fatto. Al pensiero che oggi dovrò salutarlo…
Sento bussare, mi avvolgo nell’asciugamano e vado ad aprire. È lui.
Hola, guapa, come stai? – chiede sfoderando il suo sorriso e il suo italiano, che sta imparando rapidamente. Ci scambiano due baci sulla guancia.
– Bene, Andrés, entra, tra un minuto sono pronta – dico, avviandomi alla camera. Sento i suoi occhi su di me. – Come va con te? – gli chiedo attraverso la porta, infilando una maglietta.
Bien… – risponde con poco entusiasmo. Lo raggiungo nel salottino.
– Cosa c’è? – chiedo. È stranamente serio.
Si avvicina. Mi accarezza il viso con i polpastrelli. Sorpresa, resto immobile. Ci guardiamo. Potrei perdermi nei suoi occhi azzurri. Mi abbraccia e il contatto con il suo corpo mi fa un bel effetto. Mi sento accolta, protetta. Come se il mio posto fosse sempre stato insieme a lui. Appoggio la testa sulla sua spalla.
– Vieni via con me, linda – mi sussurra, col suo accento ispanico. Calore. Emozione. Mi sento confusa, ma rispondo senza esitazione. – Sì… – Le nostre labbra si sfiorano. Si assaggiano. Socchiudo gli occhi. È qualcosa che mi investe. E mi spaventa.
I baci si fanno più profondi. Sento le sue mani addosso. La sua bocca sul collo. Mi cedono le gambe. La passione esplode, travolgendoci. Potrei perdere il controllo, e vorrei lasciare che succedesse. Ma non sono pronta.


Stiamo percorrendo la Autopista Próspero Fernández, ancora pochi chilometri e lasceremo la macchina a noleggio a casa di Andrés. Lungo la strada ha chiamato per avvisare che ci sarebbe stata un’ospite. Ci sono tante cose che vuole farmi vedere della sua città e delle tradizioni natalizie costaricane. Mentre guido, con la preoccupazione di sbagliare direzione, e non solo, lui mi accarezza dietro la nuca. Ci sorridiamo.
Arriviamo davanti casa sua e, scesi dalla macchina, la prima a salutarci è un batuffolo di pelo bianco. L’amore per gli animali è una delle cose che ci accumuna. Subito dopo appare sulla soglia un uomo. È il padre di Andrés. Per fortuna non siamo coetanei. Mi squadra e non credo gradisca molto la mia presenza. Lui nota di certo la differenza d’età tra me e il figlio.


Pochi minuti e siamo già fuori in cerca di un albergo nelle vicinanze.
San José a dicembre è una festa continua. Ci spostiamo a piedi e con gli autobus, allegri e variopinti. Andrés vuole farmi conoscere la zona di Zapote, imperdibile sotto Natale. Vengo investita dalla musica e dagli odori di cibo e zucchero filato, che mi ricordano le fiere del paesino dove sono cresciuta, ma è tutto molto più in grande. La gente si diverte, mangia e fa festa intorno all’arena. Prendiamo della carne asada, tipo brasato. Poi non resisto e assaggio i churrose le mele caramellate. Dentro l’arena c’è lo show con i tori. Esito. Andrés mi sorride e mi spiega che ai tori non viene fatto nulla. – Sono los toreros improvidados che rischiano un po’...  – mi chiarisce, mettendomi il braccio sulle spalle e dandomi un bacio. Entriamo e ci sediamo sugli spalti. C’è una gran confusione. Dagli altoparlanti, qualcuno commenta lo show. Ora c’è il juego de las cajas: due uomini in piedi su delle casse che cercano di non cadere all’arrivo della carica del toro. Chiudo gli occhi, un po’ impressionata. Ma poi noto che è un gioco, e che tutti sembrano essere rilassati. E mi godo lo spettacolo che si chiude in serata con i fuochi d’artificio. È tutto diverso qui. È pura vida. E io mi sento viva più che mai. C’è qualcosa di intenso che unisce Andrés e me, a volte mi sembra quasi lui possa leggere i miei pensieri.


Trascorriamo il Natale insieme, in casa. Alla famiglia di Andrés non vado a genio, questo è chiaro, e posso ben capirli, ma forse il fatto che io sia di passaggio aiuta a far scorrere il tempo in un clima sereno.
All’ora di pranzo ricevo la telefonata di Giorgia, vuole darmi la buonanotte prima di andare a letto. Non ho mai parlato di lei ad Andrés. Sono due mondi che non si incontreranno mai, che senso avrebbe? Entrambi vorrebbero conoscersi, mi farebbero domande, sono sicura che si piacerebbero pure. Ma ormai il tempo per me e Andrés è finito, che futuro mai potremo avere insieme?


Oggi

Cammino avanti e indietro. È tutto cambiato. Io sono cambiata. Possibile che da quando lui ha smesso di cercarmi io non riesca a combinare più nulla? Riascolto il messaggio: – Te quiero.
Sono passate due settimane. Quanto vorrei sentire la sua voce, ancora. Ma che senso avrebbe? Mi sento vuota, come se una parte di me fosse rimasta in Costa Rica, persa per sempre, insieme a lui. Mi appiglio alla mia parte razionale: sicuramente mi avrà già dimenticata. Avrà conosciuto la ragazza giusta per lui, del suo Paese. Devo solo attendere che il tempo lenisca il dolore che provo. Ripenso alle giornate trascorse assieme, ai suoi sorrisi. A ciò che ci siamo detti. Ai suoi baci. Alla notte prima della partenza. I nostri corpi nudi. La pelle sulla pelle. Le mani intrecciate. Abbracciati, seduti sul letto, i nostri corpi si fondevano e con loro le nostre anime.


Il cellulare suona. Passo le dita sotto gli occhiali e mi asciugo le lacrime. Andrés. Non ha mai fatto una chiamata internazionale, prima…
Esito. Continua a squillare. Rispondo.
– Pronto? – riesco a dire emettendo un suono incerto.
– Elisa, eres tu? – La sua voce mi scombina i sensi.
– Sì… – dico, senza fiato.
Soy Andrés. Estoy en Milano. Desidero vederti.
Sono incredula, sorpresa, felice. Molto felice! Proprio nel momento in cui avevo più bisogno di lui, riappare. È qui! Gli do l’indirizzo. Giorgia è con Massimiliano stasera. Sono fuori di me.


Ci abbracciamo e baciamo già sulla soglia. Mi sento travolgere dall’emozione. In questo mio mondo la differenza d’età tra di noi non conta, è solo un dettaglio irrilevante. Mi sento una sciocca per aver pensato di poter rinunciare a lui.
– Come mai sei venuto? Io… – Non trovo le parole.
– Te amo, Elisa, e sono abbastanza certo che mi ami anche tu, perché dovrei dimenticarti?
– E la tua famiglia?
– Vuole il mio bene…
– E il tuo lavoro?
– Per ora sono in vacanza, poi troveremo una soluzione…
– Sai, c’è una cosa che non ti ho detto…
Bueno, che hai una niña di sette-otto anni che si chiama Giorgia? – mi dice con calma, baciandomi sulla fronte.
Lo guardo dubbiosa.
– Ho notato la foto che ti porti dietro… la telefonata a Natale…
– Mi dispiace non avertene parlato.
– Non importa, sono sicuro che andremo d’accordo.
– Ne sono sicura anch’io…

Ci baciamo, certi che quando c’è l’amore, in un modo o nell’altro, ogni ostacolo può essere superato. E mi balena l’idea che scrivere i miei romanzi in un paese meraviglioso non mi dispiacerebbe. Solo tra le braccia di Andrés sono di nuovo a casa.

(I.P.)