venerdì 11 luglio 2014

Omaggio a un grande classico... Indovina quale!

Un paio di anni fa mi è stato chiesto di partecipare da una blogger (Il diario della Fenice) a uno speciale sui classici scrivendo un breve racconto inedito ispirato a uno dei personaggi secondari.
Così è nato "Miss Louisa Musgrove". A quale romanzo classico mi sono ispirata? Facilissimo, lo so :)


Miss Luoisa Musgrove
Di Irene Pecikar



Aprì gli occhi, a fatica. La testa le duoleva e non riusciva a capacitarsi. Era distesa su un giaciglio. In una casa che non conosceva. La stanza era piccola, con il soffitto basso e i travi a vista. Era tutto ciò che poteva scorgere, nella penombra rischiarata appena dal bagliore della fiammella tremolante di una candela. Cosa ci faceva mai in quel posto?
Si tirò su per sedersi, ma un capogiro la fece ripiombare all’indietro. La testa pulsava terribilmente. Passò d’istinto una mano sulla nuca dolente e si rese conto che era fasciata.
Sull’uscio si avvicinò l’ombra di un uomo. Troppo lontano per vederlo in volto. Doveva essere lui, il capitano che tutti vedevano così bene al suo fianco.
“Capitano, Wentwourth?” chiese con un filo di voce. Non ricevette risposta e chiunque fosse si allontanò chiudendo la porta dietro di sé.
Fu in quel momento che si accorse che in fondo alla stanza, su di una poltrona, Mary stava riposando al suo capezzale.
Incominciava a ricordare. Sul molo aveva civettato col capitano e lui la doveva averla mancata quando si era gettata tra le sue braccia dall’alto. Che imprudenza. Era stata proprio una sciocca.
Ma dov’era Anne, perché non era con lei? Era l’unica che sapeva come prendersi cura delle persone che amava e tutti le volevano bene.
Mary era diversa. Non era certo cattiva, ma invidiosa, petulante. Sì, era una persona irritante, per la maggior parte del tempo. Charles non avrebbe dovuto sposarla, quando Anne aveva rifiutato la sua proposta di matrimonio. Chissà perché aveva creduto che Mary, solo per essere la sorella di Anne, avesse potuto rivelarsi una buona moglie. A parer suo non lo era affatto. Ma lei era poco più di una bambina quando i due si erano sposati. E a ogni modo non erano questioni che la riguardavano.
Cercò di allungarsi verso la brocca dell’acqua, senza far rumore. Non voleva svegliare Mary, non l’avrebbe retta.
Con cautela si mise a sedere sul letto e fece scendere le gambe su di un lato. A parte il cuore che sentiva pulsare convulso in ogni parte del suo corpo, trafiggendole i pensieri con lame invisibili, tutto sembrava a posto. Fece per alzarsi e cadde rovinosamente a terra.
“Louisa! Oh, cara…” si allarmò Mary, rimanendo seduta immobile sulla poltrona. “Charles! Charles, vieni subito!” la sentì chiamare, in tono isterico.
Louisa non riusciva ad alzarsi e una nausea terrificante si impossessò di lei.
In un istante Charles e un altro uomo entrarono nella stanza e la rimisero di peso nel letto. Con delicatezza.
“Non devi alzarti, cara. Come ti senti? Il dottore dice che ti riprenderai, ma devi riposare e muoverti il meno possibile” la redarguì con affetto il fratello.
“La testa mi scoppia… Dov’è Anne?” chiese d’istinto. “E il capitano Wentworth, vorrei scusarmi con lui…” aggiunse.
“Stai tranquilla ora, sono andati entrambi ad avvisare i nostri genitori” spiegò Charles. “Riposa, il medico ti visiterà di nuovo domattina”.
“Charles…” sussurrò vedendo che si prestava a lasciare la camera.
“Dimmi” disse lui avvicinandosi al suo viso.
“Fai uscire Mary, per piacere. Preferisco che non stia qui”.
“Ma Louisa, non c’è nessun altro… e non puoi rimanere sola”.
“Rimarrò io a vegliare su Miss Musgrove, se lo permettete, Charles” si fece avanti l’uomo che Louisa non era riuscita ancora a vedere bene in volto, accostandosi. Lo riconobbe in quel momento. Era uno dei compagni d’arme del capitano Wentworth.
“Be’, James, non sarebbe certo consono, ma d’altra parte…” disse Charles, guardando verso Mary, “mia moglie deve riposare e io star con lei. Visto che questa è casa sua, James, ed è stato così cortese da darci ospitalità in questo momento così drammatico… Anche se non vorrei approfittare della sua generosa accoglienza…”.
“Ma per me non sarà di alcun disturbo occuparmi di Miss Musgrove, anzi, credo che farà bene anche a me distogliere la mente dai miei pensieri, almeno per un po’…” aggiunse l’uomo.
“Allora, non vedo perché dovrei oppormi. Non esitiate a chiamarmi, per ogni necessità”. Poi si affiancò alla moglie Mary e, porgendole il braccio, aggiunse: “Ci ritiriamo nella vostra stanza e domani troveremo una sistemazione, così da non dover essere d’intralcio alla vostra vita. Siete stato fin troppo generoso con noi, James”.
“Non ho fatto nulla di più di quel che farebbe chiunque altro…” sminuì il capitano Benwick. Ora, Louisa ricordava il nome dell’uomo. E si rammentò che era stato per tutto il tempo, durante quella disastrosa passeggiata, in silenzio. Era da poco vedovo e sembrava non ritrovare più la voglia di gioire per una nuova alba.
Quando Charles e Mary lasciarono la stanza, il capitano sollevò la poltrona e la sistemò accanto al letto.
“Cercate di chiudere gli occhi adesso. Io non mi muoverò da qua” la rassicurò, aprendo un libro di poesie.
“Cosa state leggendo, capitano Benwick?” domandò Louisa, con un filo di voce.
Lui accennò un sorriso. La luce fioca evidenziò i tratti delicati che si nascondevano sotto la barba. Gli occhi erano un misto di dolore e passione. Era un bell’uomo; come mai non lo aveva notato prima?
Be’, le sue attenzioni erano rivolte verso il capitano Wentworth. Era divertente amoreggiare scherzosamente con lui che sembrava corrispondere ed era un ottimo partito, oltre che un uomo molto piacevole e di buone maniere. Tuttavia lei non si era mai soffermata veramente… insomma non si era ancora interrogata sui sentimenti che provava. Era per lo più un gioco, una sfida tra lei e le altre possibili pretendenti.
“Volete essere così gentile da leggere qualcosa per me, capitano Benwick?”.
Senza esitazioni, l’ufficiale ubbidì. Il tono dolce e pacato. I versi struggenti. Era tutto prefetto. Louisa abbassò le palpebre e Morfeo la accolse tra le sue braccia. Per un momento le parve che le labbra del capitano si posassero delicate sulla sua fronte, ma forse era solo stato un desiderio, inaspettato.


Tempo dopo

“Perché avete convinto Charles e mio padre a farmi rimanere nella vostra casa?” chiese Louisa, durante la passeggiata lungo la spiaggia.
“Avete sentito cosa aveva asserito il medico…” accennò James.
“Sì, lo so. Ma ora sto meglio…”.
“Volete andar via?” si informò lui, senza alcun segno che facesse trapelare un suo possibile interesse.
“Non ho detto questo…” concluse lei.
Il mare era uno spettacolo meraviglioso. Rapiva, con lo schiumare dei suoi flutti. E con lo sciabordio quietava gli animi.
La brezza soffiò lieve sulle sue gote. Aveva qualcosa dentro. Un sentimento che era pronto a esplodere. Ma che doveva essere tenuto segreto, sigillato nel cuore. C’era la questione del capitano Wentworth ancora in sospeso. Le voci la vedevano già sua sposa. Niente di più mendace. Da quando era partito, non l’aveva più rivisto. Sapeva che aveva chiesto notizie sul suo conto, ma era chiaro che anche per lui si era trattato di facezie senza significato alcuno.
Ora Louisa e James, così l’uomo che l’ospitava e gli leggeva commoventi poesie le aveva chiesto di chiamarlo, raggiunsero il molo. Lei però lo nominava a quel modo solo nei suoi pensieri.
Camminavano vicini senza dirsi nulla, già da diversi minuti. Le note speziate del profumo di lui erano delicati campanellini che l’attraevano. Sorrise tra sé, non voleva lui lo capisse che non le era indifferente. Il decoro e l’educazione era importante per le ragazze di buona famiglia.
A un tratto James si fermò e sembrò contemplare l’orizzonte.
Si guardarono per un istante. Occhi rapiti. Bocche sorridenti. Lo sguardo di lui accarezzò il viso di Louisa, lungo i contorni, per posarsi e indugiare sulle labbra.
Cosa le stava accadendo? Cos’era quella calda emozione che le invadeva l’anima?
Lei cercò di rallentare il battito del cuore. Respirò lentamente. A fondo. Non voleva arrossire, non ce n’era motivo. Continuava a ripetersi che lui non era interessato a lei. Altrimenti si sarebbe già fatto avanti, di occasioni ne aveva avute. Forse era meglio così: come avrebbe fatto a competere con l’amore travolgente che James aveva provato per la sua defunta moglie?
Louisa chiuse gli occhi per un istante, immaginando di essere altrove. Lontana dalla tentazione di quell’uomo accanto. Doveva allontanarsi dalla sua casa e da lui, ora che la sua guarigione era ormai giunta. Anche se ogni cosa glielo avrebbe fatto ricordare perché era sempre nei suoi pensieri, ormai. La prima immagine che le si affacciava alla mente al risveglio, l’ultima un attimo prima di addormentarsi. E i sogni? Come dimenticare i magici momenti che vivevano la notte nelle sue fantasie più recondite? Inconfessabili.
Accelerò il passo, quasi pronta a fuggire dal suo tormento.
Ma mani ferme le cinsero la vita.
“Desidero baciarti, da morire” sussurrò lui, prima di schiudere le labbra sulle sue.
Un bacio delicato. Straziante e, infine, ardente.

“James…” riuscì a dire Louisa, prima di abbandonarsi al sicuro tra le braccia del suo amore.

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